Intervista a Enrica Perucchietti, autrice del libro “I Signori dell’Immortalità”, Youcanprint 2023, a cura di Luigi Tedeschi
Il transumanesimo costituisce lo stadio più avanzato dell’ideologia del progresso, secondo cui la scienza e la tecnologia presiedono ad un processo evolutivo illimitato dell’uomo e del mondo. Ma transumanesimo e post – umanesimo, tuttavia, perseguendo l’obiettivo di abbattere i limiti antropologici della specie umana, non si tramutano in una religione laica ed immanente? Se, secondo la dottrina cristiana, molti sono i chiamati ma pochi gli eletti, questi ultimi nel mondo trasumanista si identificano con le élites; l’eternità non è infatti riservata solo alla global class? Nella prospettiva trascendente la vita terrena è un passaggio, mentre nell’era del transumanesimo è assolutizzata. Il transumanesimo non è dunque una religione capovolta, senza redenzione e senza speranza, dato che sia i primi che gli ultimi rimarranno tali da qui all’eternità?
Esatto, hai colto benissimo un aspetto che spesso sfugge del transumanesimo e che invece è fondamentale per non sottovalutare il fenomeno. Il processo di desacralizzazione in atto nella società occidentale ha progressivamente bandito il sacro ed eliminato il divino, considerando quest’ultimo come un’inutile, superflua eredità del passato. Cacciato Dio e reso il cielo vuoto, l’Uomo si è ritagliato sempre più spazio, ponendosi non solo al centro dell’universo, ma ritagliandosi anche il ruolo di demiurgo, arrogandosi il diritto di auto-potenziarsi, indipendentemente dalle leggi biologiche. Ciò ha portato alla creazione di un nuovo culto, una religione invertita, capovolta come dicevi, senza redenzione e senza Dio, ma che offre solo ad una ristrettissima élite la speranza di vivere in eterno attraverso la tecnologia e l’ibridazione uomo-macchina. Chi aderisce al transumanesimo condivide una visione meccanicistica dell’esistenza umana per cui l’uomo si ritiene obbligato a continuare la propria evoluzione come se fosse appunto una macchina o un dispositivo tecnologico da aggiornare. La filosofia di fondo del transumanesimo è la liberazione dell’Uomo dalla biologia: il tecno-progressismo da un lato esalta l’applicazione della tecnologia come il mezzo per risolvere tutti i problemi dell’Uomo (compresi la vecchiaia e la morte), dall’altra si pone come una versione moderna decaduta e parossistica dello gnosticismo. Se per gli gnostici la redenzione dell’anima coincideva con la liberazione dal corpo/prigione, il transumanesimo ne eredita la visione di fondo riducendo però l’anima a mente e la mente a “informazioni”. L’esclusiva valorizzazione dell’anima si è, infatti, gradualmente involuta in quella che oggi è la “mente”: il corpo è inteso come un orpello interscambiabile, modificabile attraverso la chirurgia e nel prossimo futuro attraverso gli impianti dermali. Se siamo qualcosa, per i transumanisti siamo “informazione” e il substrato che contiene la mente è inferiore al suo contenuto che può per questo essere replicato e trasferito indipendentemente dal sostrato.
- Le ideologie novecentesche furono animate da finalità rivelatesi poi utopiche, quali l’avvento dell’uomo nuovo, come meta ultima di una umanità emancipata dai mali del mondo, quali l’oppressione, la miseria morale e materiale, la diseguaglianza. Le ideologie si rivelarono una riproposizione della religione in chiave laica e storicistica. Esse aspiravano ad una redenzione dell’umanità, che la religione prospettava in una dimensione trascendente. Nell’era post – moderna è venuta meno qualunque aspirazione utopica, sia ideologica che spirituale. Tuttavia, occorre rilevare, che nella prospettiva della trascendenza, accanto alla redenzione dell’uomo nella vita eterna, esiste anche quella della morte eterna, quella della dannazione. Il transumanesimo, nella sua aspirazione a realizzare l’immortalità terrena, non concepisce una umanità eternizzata nei suoi mali e condannata a vivere nelle sue perpetue sofferenze? Quella transumanista, non si rivela quindi una prospettiva satanista in cui il progresso scientifico conduce alla dannazione eterna?
A mio dire è una prospettiva infantile che, invece di accettare la Natura e le sue leggi biologiche, i suoi cicli, li rimuove, li scaccia con terrore, illudendosi di poter “sconfiggere” la morte con la tecnologia. La tecnognosi propugnata dalla Silicon Valley ha oggi la pretesa di destrutturare il vecchio mondo per sostituirlo con uno nuovo, plasmato in base all’ideologia di un manipolo di miliardari. È una forma di alchimia sociale, volta a trasmutare la società, come il cosmismo russo ambiva a trasmutare il “rodstvo”, ciò che unisce i singoli ai molti (“parenti”, “patria”, “nazione-popolo”). L’ideologia californiana postula così un nuovo ordine, virtuale, e aspira a creare una nuova umanità, un nuovo individuo massificato, omologato, immerso nel nuovo ordine standardizzato. In questo processo di palingenesi tecnologica, l’Uomo, citando ancora la lezione di Günther Anders, è diventato antiquato, obsoleto: viene visto come una creatura debole, fragile, in balia del decadimento, della malattia e della morte.
- L’uomo è un essere che per sua natura aspira ad eternarsi. Camus affermò che l’uomo è l’unico essere che non accetta la sua condizione. Vuole quindi superare la dimensione nichilistica della morte, conferendo alla vita umana un senso che travalichi i limiti dell’esistenza terrena. Il superamento del nichilismo della morte è alla base dei culti religiosi e dei miti sin dai primordi della civiltà umana. Plutarco disse: “Se tu percorrerai la terra, potrai trovare città senza mura, senza lettere, senza re, senza case, senza ricchezze, senza monete, senza teatri e palestre; ma nessuno vide mai né mai vedrà una città senza templi e senza dei”. Il transumanesimo vuole abbattere i limiti temporali dell’esistenza umana, degradando l’uomo a materia prima per la sperimentazione scientifica, oggetto di scomposizione genetica e vivisezione organica, trasformando la sua struttura antropologica. Pertanto, con il transumanesimo e quindi con il sopravvento della scienza sulla natura umana, non viene meno lo stesso antropocentrismo? Mediante la scomposizione tecnologica dell’uomo, il transumanesimo, non perverrà al superamento dei limiti naturali della specie umana, ma semmai alla estensione della dimensione nichilistica della morte alla vita stessa?
Sono d’accordo, ma la perdita dell’antropocentrismo è ancora più netta con il post-umanesimo che abbraccia ufficialmente una visione post-antropocentrica e post-dualistica. Ciò che il transumanesimo e il post-umanesimo condividono è che la tecnologia è un tratto del corredo umano, ma il loro approccio è strutturalmente diverso. I transumanisti abbracciano il “miglioramento” e il potenziamento dell’essere umano nei suoi aspetti estetici, anatomici, cognitivi, genetici, convinti di riuscire presto o tardi ad aggirare i limiti strutturali e i vincoli biologici dell’uomo, sottraendolo così al suo destino ontologico di creatura che invecchia, si ammala e muore. Più che essere vista come un mezzo funzionale per ottenere un potenziamento o addirittura l’immortalità, la tecnologia per il post-umanesimo permette, invece, lo smantellamento di quei dualismi, identità e confini messi in discussioni dal femminismo e dai gender studies, quali organismo/macchina, fisico/non fisico, tecnologia/sé. A partire dalla messa in discussione del concetto tradizionale di essere umano, il post-umanesimo inaugura una prospettiva volta a ridefinire l’umano in senso plastico, dinamico, relazionale, persino ibridativo. In questa visione, l’umano perde la totale preminenza ontologica, epistemologica, etica sul non umano e viene interpretato come un prodotto storico mutevole e liquido, plastico. Viene pertanto posta in discussione la sua identità: l’essere umano è di fatto un costrutto storico che può essere modificato.
- La post – modernità mediante la scienza vuole creare una specie umana superiore ampliando le facoltà fisiche e psichiche dell’uomo. Pertanto, gli stessi limiti dell’esistenza dovrebbero essere abbattuti, con la riviviscenza dei trapassati ottenuta mediante la traslazione ai viventi della memoria e delle facoltà celebrali dei defunti. Il transumanesimo aspira a creare una umanità eternizzata nella riviviscenza del passato. Di conseguenza, non sorgerà una società immobile, in cui verrebbe meno la stessa ideologia del progresso illimitato? Infatti, abolita la dimensione temporale dell’uomo, come sarà concepibile una qualsiasi trasformazione innovativa del mondo? L’immortalità non condurrebbe ad una civiltà immutabile, votata al suicidio collettivo (la scienza transumanistica potrebbe abolire la morte, ma non impedire il suicidio), perché la fine del tempo coinciderebbe con la fine dell’uomo?
L’immortalità in terra sarebbe, a mio dire, un supplizio e una punizione, una forma dannazione, come la mitologia e il folklore ci insegnano, perché sarebbe una immortalità tutta terrena, priva di redenzione, sottratta peraltro a qualunque lavoro su di sé e men che meno di trasmutazione spirituale. Peraltro, sarebbe appannaggio solo di una ristretta élite di miliardari. Il mito dell’immortalità è apparso sempre meno mito e sempre più reale e ha attirato l’attenzione delle persone più ricche del pianeta che stanno investendo milioni per sconfiggere o almeno frenare l’invecchiamento, alterare il DNA, ibernare i corpi, downloadare la mente. “Curare” la morte e vivere per sempre, come ha vagheggiato Peter Thiel in una celebre intervista. Eppure, l’eternità è una condizione a cui l’anima è stata strappata, incarnandosi su questo mondo, e che nessuno stregone della Silicon Valley – terrorizzato dal suo destino di creatura terrena – potrà mai replicare.
Allo stesso modo, la morte fa parte della vita e illudersi di poterla sconfiggere, come se fosse una semplice malattia o un problema da risolvere, è il sintomo di una società sclerotizzata e immatura, che invece di affrontare le proprie paure, preferisce rinchiudersi in metaversi digitali in cui narcotizzarsi tramite vite digitali e paradisi artificiali.
- Le prospettive del transumanesimo costituiscono l’esito finale della post – modernità occidentale. La società occidentale è ormai incapace di evolversi e di rappresentare un modello etico, prima che economico e sociale credibile. Una società basata sulla materialità dell’esistenza è fatalmente vittima della fobia della morte. Attraverso la scienza la civiltà occidentale vuole perpetuarsi clonando se stessa, aspirando all’eternità mediante la riproduzione seriale dell’identico. L’Occidente vuole sfuggire alla morte, così come, con l’alienazione nella dimensione della virtualità, si è estraniata dalla realtà dell’uomo e della storia. La deriva transumanista, quindi, non ha la sua ragion d’essere nella volontà più o meno inconscia di una civiltà occidentale di perpetuarsi arrestando la propria decomposizione, allo stesso modo in cui l’accanimento terapeutico della scienza impedisce la morte di un individuo mantenendolo in vita in uno stato meramente vegetativo?
Credo che la deriva transumanista sia ancora peggiore, perché si alimenta di velleità prometeiche e luciferine e intende volontariamente sovvertire l’ordine delle cose per poter creare un mondo a misura di tecnocrate. La vergogna prometeica implica un passo ulteriore rispetto alla reificazione, ossia il riconoscimento da parte dell’Uomo della superiorità delle cose. Se l’Uomo si sente inferiore alle cose che ha prodotto, il passo successivo che si intravvede con il transumanesimo e, ancora più, nel post-umanesimo, è l’annullamento della condizione umana nella tecnica, il farsi, cioè, esso stesso macchina, nell’illusione di poter conseguire una forma di perfezione e di mantenerla “per sempre”. Intatta, incorruttibile, nonostante il tempo che passa.
Il lieto fine, il “per sempre” delle fiabe, però, non appartiene alla materia. Per questo, gli “immortalisti digitali”, non credendo nella sopravvivenza dell’anima dopo la morte, né in alcuna forma di “risveglio spirituale”, sperano di convogliare la coscienza dell’Uomo in una enorme banca dati digitale e generare una super mente artificiale. Ma i sogni di silicio che i Signori dell’immortalità ci offrono non donano la beatitudine della grazia né saziano la sete di Infinito, ma concorrono solo a nascondere una realtà di morte.